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Comunicare secondo il modello "Triangolo del dramma greco"


Tutti siamo pienamente consapevoli che la maggior parte dei litigi, delle incomprensioni e dei problemi che ci amareggiano partono da una comunicazione “non consapevole”.
Quante volte ci siamo  trovati a renderci conto di ciò che abbiamo detto solo dopo averlo esposto e magari subito la reazione dell’altro, o il dire non corrisponde al pensiero che volevamo comunicare, o ci siamo trovati a far parlare le emozioni del momento, che non sono certo la voce del cuore, per poi sentirci in colpa?.

Ci è ben noto che le parole che ci vengono dette durante una conversazione hanno un enorme potere emozionale su di noi, ci possono far star molto bene o molto male. Proprio perché ne conosciamo personalmente il risultato dovremmo essere molto consapevoli nella scelta delle frasi che vogliamo usare verso gli altri.

Applicare una comunicazione consapevole ci aiuterebbe sicuramente a risolvere molte incomprensioni. La comunicazione non dovrebbe essere la voce dell’istinto ma della consapevolezza. Una sana e produttiva comunicazione si basa sull’impegno di entrambi gli interlocutori.

Ma noi dobbiamo occuparci del nostro 50% e non dobbiamo obbligare o convincere l’altro ad effettuare dei cambiamenti anche perché ben sappiamo di come la realtà si modella alle frequenze che noi emettiamo e così cambiando noi stessi la realtà che ci circonda sarà costretta ad adeguarsi ai nostri cambiamenti e gli altri di conseguenza modificheranno il loro modi di rapportarsi a noi.

Ci sono diversi punti fondamentali per una comunicazione consapevole in questo articolo ne analizzeremo uno in particolare: il Triangolo Drammatico di Karpman. Iniziamo col diventare consapevoli di quando si entra in una comunicazione modello “Triangolo del Dramma Greco” o “Triangolo Drammatico di Karpman”, che si rifà alle antiche rappresentazioni teatrali greche, in cui erano sempre presenti tre personaggi fondamentali: il Carnefice, la Vittima e il Salvatore.

La conoscenza di questo modello ci permetterà di comprendere il tipo di relazione che si instaura tra persone non consapevoli, anche se i membri sono due, sia sul piano interiore che spirituale e come esse siano controproducenti per entrambi. La particolarità di questi ruoli è che sono intercorrelati e interscambiabili durante gli eventi. Non sono rigidi e soventemente si passa da un ruolo all’altra anche nell’ambito di una stessa conversazione.Analizziamo i ruoli

Il Carnefice, il “è tutta colpa tua”, sono polemici od oppositivi nelle discussioni, tendono a controllare tutto, usano questa maschera per evitare di ascoltare i propri sentimenti e per fuggire dalle proprie paure. Il carnefice esprime forza e aggressività e nasconde debolezza e paura

La Vittima, il “povero me”, colui che si sente oppressa, accusata, disperata. si sente per lo più inferiore agli altri e sfortunata. Sono coloro che hanno spesso bisogno di aiuto e sostegno dall’esterno e si sentono incapaci di prendere decisioni e risolvere problemi. Ha la sensazione di essere maltrattata senza meritarlo, ma non fa niente per cambiare la situazione. La vittima esprime dolore e debolezza e nasconde forza

Il Salvatore, il “ti aiuto io”, tende ad essere caritatevoli, protettivo e di sostegno verso gli altri, anche se non gli viene richiesto, fomentando la loro dipendenza, evitano così di affrontare i propri problemi personali. Fornisce un aiuto che però non è un bene per la vittima che aiutata non si prende le proprie responsabilità rimanendo vulnerabile agli attacchi del carnefice. Ha bisogno di sentirsi approvato poiché non si accetta completamente. Si trasforma in vittima ed inizia a lamentarsi quando è lui ad aver bisogno di aiuto e non lo riceve. Questa frustrazione a volte la porta a diventare carnefice verso persone che non c’entrano niente. Il salvatore esprime bontà e interesse e nasconde bisogni personali e solitudine

Naturalmente ogni attore di questo dramma non vede come irrazionale il proprio ruolo ritenendolo perfettamente giusto e dettato da motivi convincenti.
Vedono solo una parte della situazione.

La vittima sente solo di essere maltrattata. Il persecutore vede solo gli errori e il fallimento della vittima e il salvatore si nasconde dietro presunte buone intenzioni.


Una presa di consapevolezza permetterà ad ognuno di questi personaggi di superare dei propri limiti.

Il carnefice deve sforzarsi di pulire il proprio vissuto emozionale di rifiuto o abbandono, ed uscire dalla fase reattiva “prima che tu mi rifiuti di nuovo ti attacco e ti rifiuto io”. Occorre riconoscere le proprie esigenze e desideri, smettere di soddisfare bisogni o desideri che non sono i propri e rinunciare a punire gli altri. Dovrebbe essere oppositivo solo in seguito ad un’elaborazione consapevole degli eventi, e criticare portando sempre almeno una soluzione positiva.

La vittima, invece, deve sforzarsi di lavorare sulla propria autonomia. Deve riconoscere i propri bisogni e sviluppare la consapevolezza di essere all’altezza di farcela da sola e là dove necessita deve saper chiedere aiuto in maniera attiva. Deve prendere coscienza della propria vulnerabilità e non usarla come pretesto, ma come punto di partenza per lavorare su di sé.

Il salvatore deve imparare a rinunciare a caricarsi di problemi che non gli competono, donare il proprio aiuto solo se richiesto rispettando i propri limiti e dopo aver provveduto ai propri bisogni. Deve superare il bisogno di accettazione e stima degli altri elaborando la sua dipendenza affettiva.

Per poter uscire da questo schema “teatrale” e iniziare a vivere relazioni equilibrate, serene e felici è fondamentale riconoscere quale ruolo prevalentemente rivestiamo nei nostri attuali rapporti.
Questa consapevolezza ci porterà a comprendere e quindi ad esprimere le nostre emozioni e i nostri bisogni, senza giudicare l’altro e fare delle scelte in sintonia col nostro sentire, ritrovando la “libertà di essere noi stessi”.

Inizia con fermarti e portare la tua attenzione su di te sulle tue ferite emozionali e sui tuoi sentimenti senza scappare. Prenditi la responsabilità della tua vita e lascia agli altri la responsabilità della loro. Non entrare nel giudizio e nell’astio dei comportamenti altrui lasciando liberi gli altri di decidere della loro vita.

Analizza le frasi, riportate alla fine dell’articolo, che si usano nel “copione” delle relazioni conflittuali e analizza in quale ti riconosci o quali utilizzi più spesso perché come dicevo in precedenza questi ruoli sono, anche nell’ambito di una stessa conversazione, intercambiali più volte. Se ti stai rapportando con alcune persone nella tua vita in maniera disarmonica e non riesci a riconoscerti in nessuno dei tre ruoli prova a vedere se le persone con cui sei in conflitto utilizzano spesso una buona parte delle frasi riportate nella lista.

Se identifichi in loro uno dei ruoli del dramma sopra esposto (carnefici o vittima o salvatore) allora sappi che se fai parte di quel dramma anche tu hai un ruolo.
La consapevolezza è il primo passo verso la risoluzione del problema.

Il messaggio che desidero portare al tuo cuore è che il risveglio di consapevolezza è la soluzione di ogni “problema” o disarmonia che ti trovi a vivere. Se riconosci dove ti trovi e scopri di non essere nella strada giusta per arrivare alla meta che ti sei prefisso, la sola e semplice consapevolezza di essere sulla strada sbagliata mette in moto il “cambio di direzione” che ti allontanerà già dai primi istanti dalla zona di disagio in cui ti eri diretto o in cui eri rimasto stagnato da lungo tempo.

Non aspettare che il paesaggio intorno a te cambi ma prendi visione della cartina, scegli la tua nuova strada e muoviti verso il paesaggio che desideri guardare. La soluzione è sempre dentro di te.

P.S. ricordati di fermarti ogni tanto ad osservare dove di trovi, gioire per dove sei arrivato, goderti il fiore sul ciglio della strada e a ripartire con il cuore pieno di entusiasmo e gratitudine, fai di ogni “sosta” una piccola meta felice.


Vittima  Carnefice Salvatore
Dai sempre la colpa a me Guarda che cosa mi fai fare Tranquillo ci sono io
Non voglio più parlare con te Hai sbagliato non si fa Ti dico io cosa fare
Non ce la faccio Io so come sei Ci penso io
Perché sempre me Ti ho scoperto Avresti bisogno di aiuto
Tu non sei al mio posto E' colpa tua se faccio questo Sto solo cercando di aiutarti
Non mi capisci Te l'avevo detto Lieto di esserti utile
Non c'è soluzione, non si può risolvere Se sono arrivato ad agire cos' è perché mi hai costretto tu Faccio io
 Non posso E' solo per il tuo bene Permettimi di aiutarti
Sto soffrendo E con tutto quello che faccio per te ti lamenti Sono qui per te
Nessuno mi può aiutare Non ti conviene agire così Ti aiuto io

Con infinito amore
Liila



 
 
 
 
 
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